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IL TUO NUOVO MAGAZINE

Autore: daubau

design dei gioielli più contemporanei

Gioielli d’oggi tra design e gesti quotidiani

Negli ultimi anni è tornata protagonista la materia: superfici irregolari, finiture satinate o martellate, volumi scultorei che si sentono prima ancora di vedersi.

L’estetica non è più lucida a tutti i costi; al contrario, la perfezione controllata lascia spazio a piccole vibrazioni tattili che aggiungono calore, soprattutto nei pezzi di tutti i giorni.

È una svolta culturale: dal “gioiello-vetrina” si passa al gioiello-gesto, capace di dialogare con maglieria, denim e tailoring senza sembrare fuori posto.

Quando parliamo di “materico” non intendiamo solo oro e argento lavorati. La tendenza abbraccia smalti satin, ceramiche raku, vetro opalino, pietre grezze e perfino resine translucide che imitano minerali.

Sul metallo, tecniche come martellatura, satinatura, sabbiatura e brunitura creano micro-rilievi che catturano la luce con discrezione; ogni segno diventa parte del design, come la trama di un tessuto. Il risultato è un’eleganza meno gridata e più sensoriale, che funziona in ufficio come all’aperitivo.

C’è anche un risvolto pratico. Le superfici non a specchio invecchiano meglio: micro-graffi e urti leggeri si mimetizzano, il pezzo prende patina e carattere. In termini di costo per utilizzo, un anello satinato o un bracciale martellato diventano ottimi “daily driver”: li indossi spesso, li abbini facilmente, e la resa resta alta nel tempo.

Stilisticamente, i volumi materici aiutano a costruire un look contemporaneo con pochi elementi: una catena piatta satinata su t-shirt bianca, un cuff scultoreo sul polso nudo, studs irregolari che interrompono la simmetria del viso. Anche nel mix high–low danno il meglio: una base preziosa discreta e un solo pezzo “grezzo” come accento bastano per spostare l’insieme.

Se vuoi vedere esempi concreti curati nei dettagli occorre dapprima capire al meglio come oggi queste tecniche vengano applicate alla materia comunicativa dei gioielli, dove texture e tridimensionalità diventano la vera decorazione anche quando il design rimane essenziale o classico.

Materiali: come leggere etichette e titoli

Quando valuti un gioiello, parti dai materiali: l’oro 18 kt (750‰) è spesso l’equilibrio migliore tra pregio, resistenza e facilità di manutenzione. Se ti serve un ripasso chiaro su purezza, carati e leghe, può aiutare la voce enciclopedica dedicata all’oro (carati, titoli e leghe spiegati in modo sintetico).

Le cifre 750 o 585‰ indicano il titolo legale della lega.

Per riconoscere marchi e punzoni (oro, argento, platino) esiste una guida pratica messa a disposizione dalle Camere di Commercio, utile per capire cosa cercare e come leggere le marcature principali (marcatura metalli preziosi – Camere di Commercio).

Se desideri alternative più accessibili, valuta il gold vermeil (placcatura d’oro più spessa su base in argento 925), l’acciaio chirurgico o leghe anallergiche: soluzioni versatili che reggono bene l’uso quotidiano. In tutti i casi, la cura nel tempo conta quanto il materiale di partenza.

Stile e uso: come far lavorare il portagioie per te

La domanda non è “prezioso o bigiotteria?”, ma quando puntare sull’uno o sull’altra. Per tutti i giorni funzionano bene orecchini a lobo, una catena media e un anello semplice. Per dare ritmo a un look minimale scegli un solo hero piece (un cuff scultoreo o un bracciale rigido) e lascia che il resto accompagni. Se ami cambiare spesso, resine, perle irregolari e cristalli colorati offrono varietà senza impegnare troppo il budget.

  • Daily uniform: studs minimal + catena piatta + anello bombato.
  • Materico contemporaneo: bracciale satinato + anello martellato + orecchino singolo scultoreo.
  • Colore intelligente: perle baroque o perline di vetro + un anello con pietra come accento.

Costo per utilizzo e longevità

Valuta il costo per utilizzo: un anello in argento indossato 200 volte costa meno “a uscita” di più pezzi economici usati due sere e poi dimenticati. Se un gioiello entra nella tua routine, ha senso investire in materiali e finiture superiori; per le tendenze stagionali, gioca con bigiotteria ben fatta e scegli texture interessanti per aggiornare l’insieme.

Manutenzione e comfort: piccole abitudini, grande resa

Togli i gioielli prima di sport, doccia e profumi; riponili separati in sacchetti anti-ossidazione o in tasche singole. Per argento e acciaio usa panni specifici; per placcati, preferisci un panno morbido asciutto. Se hai pelle sensibile, cerca indicazioni “nickel tested” e controlla periodicamente chiusure e castoni, soprattutto su anelli e ciondoli con pietre.

Sostenibilità, senza moralismi

La scelta più “green” è allungare la vita dei pezzi: riparazioni, ricondizionamento delle placcature e acquisti pre-loved riducono sprechi e danno carattere al portagioie. Una base curata di fondamentali di qualità, affiancata da elementi materici o colorati, ti permette di aggiornare lo stile senza ricominciare da zero ogni stagione.

bigiotteria vs griff

Bigiotteria vs pezzi griffati

C’è un momento in cui guardi il portagioie e ti chiedi: investo in un pezzo “importante” o mi diverto con la bigiotteria? La verità è che non è una guerra tra fazioni: sono due strategie diverse per comunicare stile, con pro e contro che dipendono da budget, occasioni, durata e messaggio che vuoi dare.

Cosa intendiamo davvero

  • Bigiotteria: materiali non preziosi (ottone, leghe, resine, vetro), placature in oro/argento, cristalli. Vantaggi: prezzo accessibile, design audace, zero sensi di colpa nel cambiare spesso. Rischi: durata limitata, placcature che si consumano, possibili allergie al nichel.
  • Pezzi griffati: marchi di lusso/firma (anche costume jewelry di fascia alta) e gioielleria in metalli preziosi. Vantaggi: finiture superiori, design iconico, maggiore costo-per-uso giustificato nel tempo, spesso rivendibilità migliore. Rischi: investimento iniziale, timore di “rovinarli”, moda del logo che può invecchiare.

Quando scegliere cosa

Scegli bigiotteria quando:

  • cerchi impatto scenico per eventi, shooting o serate (maxi orecchini, choker scultorei);
  • vuoi giocare con le tendenze senza impegnare il budget;
  • ti serve varietà per cambiare spesso immagine.

Scegli pezzi griffati/di qualità quando:

  • desideri un daily uniform raffinato (studs in oro, chain sottile, anello sigillo);
  • punti su longevità e manutenzione facile (oro 14/18 kt, argento 925, pietre dure);
  • ti interessa il valore nel tempo (icona di brand, capsule signature, vintage desiderato).

Il criterio che non sbaglia: costo per uso

Un collier in oro che indossi 200 volte in pochi anni può costarti meno a portata di cinque collane economiche usate tre volte e poi dimenticate. La domanda chiave è: quante volte lo metterò davvero? Se la risposta è “spessissimo”, ha senso salire di fascia.

Mix & match: il metodo “high–low”

La combinazione più moderna non è solo bigiotteria o solo firma, ma l’equilibrio:

  • Base preziosa (orecchini a lobo in oro, chain sottile) + accento di bigiotteria (ear cuff scultoreo, maxi bracciale in resina).
  • Orologio importante + anelli minimal non preziosi che aggiungono texture.
  • Pendente firmato su cordino in seta o collana di perline: contrasti intelligenti, look personale.

Regola d’oro: un solo “hero piece” per look. Il resto accompagna.

Materiali e pelle: questione di comfort

  • Allergie: se reagisci al nichel, cerca “nickel tested” o prediligi acciaio chirurgico, oro, argento.
  • Placcature: più è spesso il micronaggio, più dura (cerca gold vermeil su base argento 925).
  • Bagni protettivi: rimuovi i pezzi prima di sport, doccia, profumi; riponi in sacchetti anti-ossidazione.

Sostenibilità senza moralismi

  • Compra meno, meglio: un paio di icone che metti sempre riducono l’impronta più di dieci trend effimeri.
  • Vintage & pre-loved: ottimo per firme storiche e per dare nuova vita a pezzi di qualità.
  • Riparare/ricoprire: una placcatura rifatta allunga la vita della bigiotteria preferita.

Come costruire il tuo portagioie (capsule)

  • Fondamentali: piccoli stud in oro o argento, anello semplice, catena media; sono la “maglia bianca” dei gioielli.
  • Statement: 1–2 pezzi “wow” stagionali (maxi orecchino, collier rigido, bracciale oversize).
  • Firma personale: un pezzo iconico (anche griffato) che ti rappresenti e invecchi bene: medaglia, charm, sigillo di famiglia.

In sintesi (senza sforzo)

  • Bigiotteria per giocare, osare, cambiare.
  • Pezzi griffati/di qualità per resistere, valorizzare, semplificare.
  • La combinazione è il vero lusso: un guardaroba di gioielli che lavora per te.

Non è una scelta definitiva, è una strategia dinamica. Parti dai fondamentali di qualità che userai ogni giorno, poi ruota la bigiotteria per raccontare l’umore e la stagione. Così il tuo stile rimane coerente, contemporaneo e — soprattutto — tuo.

tecnologia che conta

Tecnologia che conta: dall’effetto “wow” all’utile quotidiano

C’è stato un momento in cui la tecnologia viveva di effetti speciali. Oggi la maturità si misura su altro: quanto semplifica la vita, quanto protegge i dati, quanto riduce gli sprechi. In altre parole, meno “wow”, più perché.

Dall’IA generativa all’IA “silenziosa”

L’Intelligenza Artificiale non è più solo chatbot e immagini spettacolari. La vera rivoluzione è quella silenziosa: algoritmi che ottimizzano le code dei servizi, riducono i consumi energetici dei data center, suggeriscono percorsi di studio o di lavoro senza invadere. Il punto non è sostituire le persone, ma amplificare capacità—ricerca più rapida, decisioni meglio informate, routine automatizzate.

Regola d’oro: se un’IA non spiega cosa fa con i tuoi dati o non consente controllo e opt-out, non è una buona tecnologia.

Privacy by design: non un optional

Per anni abbiamo barattato praticità con dati personali. Oggi il paradigma cambia: cifratura end-to-end, edge computing (i calcoli restano sul dispositivo), minimizzazione dei dati. La privacy non è freno all’innovazione: è ciò che la rende sostenibile nel tempo.

Checklist veloce per prodotti più sicuri

  • Trasparenza: chi raccoglie cosa, per quanto tempo e perché?
  • Controllo: posso cancellare, esportare, limitare i miei dati facilmente?
  • Sicurezza: autenticazione a due fattori, backup e aggiornamenti automatici.

Sostenibilità: l’impatto che non si vede (ma si paga)

La tecnologia consuma: energia, acqua, materie prime. Ma può anche ridurre sprechi con sensori intelligenti, manutenzione predittiva, reti più efficienti. La vera scelta “green” non è il gadget nuovo, è allungare il ciclo di vita di quelli che abbiamo: riparabilità, componenti modulari, software leggero.

Tip pratico: prima di cambiare device, verifica se una batteria nuova o un SSD prolungano di 2–3 anni la vita del tuo hardware.

Accessibilità e design inclusivo

Un buon prodotto funziona per tutti, non per l’utente “medio” (che non esiste). Testi leggibili, comandi vocali, sottotitoli accurati, contrasto cromatico adeguato: inclusività = usabilità. Spesso migliorare l’accessibilità migliora l’esperienza di tutti.

Cyber igiene personale (5 minuti ben spesi)

  • Password manager + frasi lunghe (meglio di 12–16 caratteri).
  • 2FA ovunque possibile.
  • Aggiornamenti automatici attivi.
  • Phishing check: diffida da urgenze e allegati imprevisti.
  • Backup 3-2-1: 3 copie, 2 supporti, 1 off-site.

Minimalismo digitale: meno app, più valore

Ogni notifica è una micro-interruzione. Curare il proprio “stack” è come riordinare una stanza mentale: poche app, ben integrate, con lo stesso calendario e le stesse liste. L’automazione (regole, scorciatoie, template) libera tempo per ciò che conta davvero.

Etica dell’algoritmo: la domanda che resta

Dati puliti, modelli accurati, ma… per chi funziona il sistema? Chiedersi come una tecnologia distribuisce vantaggi e svantaggi non è filosofia astratta: è progettazione responsabile. Audit indipendenti, dataset rappresentativi, canali di reclamo chiari—sono il nuovo QA.

La tecnologia matura quando:

  • Rispetta la persona (privacy, accessibilità, controllo).
  • Ottimizza risorse (tempo, energia, attenzione).
  • Rende comprensibili le proprie scelte (trasparenza e spiegabilità).

Il futuro non sarà il dispositivo più potente, ma l’ecosistema più umano: strumenti che si infilano nella nostra vita con discrezione, amplificano ciò che sappiamo fare e lasciano spazio al resto.

come vestirsi oggi

Quiet luxury di tutti i giorni: come vestirsi oggi

C’è un momento, al mattino, in cui il mondo è ancora sospeso: il caffè fuma, la città brilla di pioggia e il guardaroba chiede una decisione rapida ma sensata. Oggi la risposta è il cappotto oversize color cammello. Le spalle rilassate e la linea morbida rendono tutto immediatamente più sofisticato senza risultare impostato. Sotto, mantieni il profilo asciutto: dolcevita a coste grigio perla e pantaloni dritti antracite disegnano una silhouette pulita, lasciando al cappotto il ruolo da protagonista.

Ai piedi, scegli tra due strade. Se devi attraversare la città e vuoi stabilità, stivale al ginocchio con tacco medio: slancia quel tanto che basta e regge bene i marciapiedi bagnati. Se preferisci un accento urbano, derby leggermente chunky: aggiungono carattere senza appesantire. La borsa? Hobo morbida in pelle martellata: cade bene sul fianco, resiste alla pioggia leggera e non riga il cappotto.

La palette gioca sulle sfumature neutre — cammello, grigio, antracite — ma un dettaglio bordeaux (una sciarpa, guanti sottili, persino un tinted balm color ciliegia) scalda l’insieme e lo rende meno prevedibile. Per i materiali, pensa tattile: lana spazzolata per il cappotto, merino sottile per la maglieria, pelle granata per accessori che sopportano bene l’uso quotidiano.

Come adattarlo in tre scenari

  • Ufficio: aggiungi camicia bianca sotto il dolcevita; mocassini lucidi al posto degli stivali.
  • Sera: top in satin avorio e cintura gioiello; il cappotto cammello su base luminosa diventa subito più evening.
  • Weekend: jeans dritti blu scuro, beanie in lana e sneaker pulite per la stessa grammatica di volumi con un tono più rilassato.

Una nota di beauty veloce: riga laterale profonda per bilanciare i volumi del cappotto e lip balm ciliegia per un riflesso fresco senza l’impegno del rossetto pieno. È quell’1% che chiude il cerchio.

Hi/Low — dove investire e dove risparmiare

  • Investi: un ottimo cappotto cammello, ben tagliato: ti seguirà per anni.
  • Risparmia: dolcevita basici in più colori e sciarpe; mini upgrade: solette termiche sottili negli stivali per comfort invisibile.

Nota di sostenibilità: spazzola il cappotto a fine giornata e arieggialo; ridurrai i lavaggi a secco e durerà di più. Se desideri novità senza acquisti, scambia sciarpe e cinture con un’amica/o: un dettaglio cambia subito la percezione dell’outfit.

La moda quotidiana non chiede rivoluzioni, ma coerenza. Parti da un capo solido — oggi, il cappotto cammello — e lascia che il resto racconti la tua routine con naturalezza. Domani basterà cambiare un accessorio per riscrivere la storia.

Moda Maschile anni ’70

Gli anni ’70 rappresentano un’epoca rivoluzionaria anche nel mondo della moda maschile, caratterizzata da uno stile audace, colorato e spesso eccentrico.

Questo decennio ha visto l’emergere di nuovi movimenti culturali e musicali, influenzando significativamente le scelte di abbigliamento degli uomini.

Ecco un’analisi più dettagliata della moda maschile degli anni ’70:

**1. Lo Stile Hippie e Boho: Gli ideali di pace e amore degli hippie hanno ispirato uno stile bohémien, che si rifletteva in abiti sciolte, tessuti naturali e stampe psichedeliche. Gli uomini sfoggiavano pantaloni a zampa d’elefante, camicie a fiori, gilet e giacche frangiate. I materiali erano spesso leggeri e confortevoli, come il lino e il cotone.

**2. La Rivoluzione Disco: Con l’avvento della disco music, la moda maschile divenne più glamour e sofisticata. I pantaloni a zampa d’elefante continuarono a essere popolari, spesso abbinati a giacche a sbuffo e camicie a collo largo con colletti a punta. Materiali lucenti, come il poliestere, erano ampiamente utilizzati per creare outfit che catturassero la luce delle piste da ballo.

**3. Lo Stile Preppy: L’influenza degli anni ’70 si fece sentire anche nel mondo preppy, con uomini che adottavano un look più formale e conservatore. I pantaloni a sigaretta, le camicie a righe e i mocassini divennero parte integrante dello stile preppy. I colori neutri e le stampe più sobrie contraddistinguevano questo stile.

**4. Jeans e Giubbotti di Pelle: I jeans divennero un capo di abbigliamento iconico, con le persone che sperimentavano con lavaggi particolari e tagli più larghi. I giubbotti di pelle erano spesso abbinati a jeans e camicie a quadri, creando uno stile casual ma ribelle, ispirato alle icone del rock come i Rolling Stones.

**5. Colori Audaci e Pattern Vistosi: Gli anni ’70 erano famosi per i colori vivaci e i pattern audaci. Gli uomini indossavano maglie a righe caleidoscopiche, pantaloni a fantasia e accessori colorati come cravatte larghe e papillon. La moda maschile di questo periodo era tutto tranne che noiosa, con una preferenza per l’eccesso di colori e dettagli eccentrici.

**6. Accessori Iconici: Gli accessori erano un elemento chiave dello stile degli anni ’70. Occhiali da sole oversize, cappelli a tesa larga, catene d’oro e orologi con cinturino in pelle erano elementi comuni nei guardaroba degli uomini di quell’epoca. Questi accessori contribuivano a completare il look audace e distintivo degli anni ’70.

In buona sostanza la moda maschile degli anni ’70 è stata un’esplosione di creatività e autenticità, riflettendo l’atmosfera di cambiamento e libertà di quell’epoca.

I contrasti tra gli stili hippie, disco e preppy hanno creato una miscela eclettica che ha influenzato la moda maschile per anni a venire.

Moda Femminile attraverso lo Stile dell’Ultimo Secolo

“Moda Femminile: Un Viaggio attraverso lo Stile dell’Ultimo Secolo”.

Nel vasto panorama della moda femminile, ogni decennio ha portato con sé un’incredibile evoluzione, plasmando e ridefinendo il concetto di stile.

Da iconiche rivoluzioni degli anni ’20 agli audaci accenti degli anni ’80, la moda femminile ha attraversato un viaggio straordinario nel corso dell’ultimo secolo.

Esploreremo gli stili distintivi e le tendenze che hanno caratterizzato ogni epoca, creando un ritratto affascinante della moda nel corso del tempo.

La moda femminile è un affascinante percorso attraverso cui esprimere creatività, individualità e cambiamenti sociali.

Nel corso dell’ultimo secolo, abbiamo assistito a trasformazioni sorprendenti, dalle gonne corte degli anni ’20 alle linee pulite degli anni ’60, fino alle silhouette sartoriali degli anni ’90.

Un viaggio attraverso queste epoche ci permette di comprendere come la moda non sia solo un riflesso delle tendenze estetiche, ma anche uno specchio delle trasformazioni culturali e sociali.

Il Ruolo delle Boutique e delle Realtà di Vendita nell’Evoluzione della Moda Femminile

Questo affascinante viaggio attraverso la moda femminile non sarebbe completo senza un’analisi approfondita del ruolo cruciale svolto dalle boutique, dagli outlet e dai negozi di abbigliamento femminile nel plasmare e diffondere le tendenze di ogni decennio.

Queste realtà commerciali non sono semplicemente luoghi di vendita, ma veri e propri architetti della moda, influenzando le preferenze delle donne e contribuendo a definire il panorama stilistico di ogni epoca.

Le boutique, con le loro atmosfere raffinate e la selezione accurata di capi di abbigliamento, sono spazi che vanno oltre la mera vendita.

Rappresentano degli habitat in cui le donne possono immergersi nell’arte della moda, esplorando nuove interpretazioni di stile e sperimentando con l’identità attraverso abiti che diventano veri e propri simboli di autenticità.

L’esperienza di acquisto in una boutique è un viaggio emozionante, un dialogo tra il cliente e il curatore dello stile, che lavora per offrire una selezione unica e distintiva.

Gli outlet, invece, hanno rivoluzionato il concetto di accessibilità alla moda di qualità.

Questi spazi offrono una vetrina di capi di stagioni passate o eccedenze di produzione a prezzi più accessibili, rendendo la moda desiderabile e accessibile a una vasta gamma di consumatrici.

Gli outlet diventano così il ponte tra la qualità artigianale e la domanda del mercato, favorendo la circolarità nella moda e garantendo che ogni donna, indipendentemente dal budget, possa esprimere la propria personalità attraverso l’abbigliamento.

I negozi di abbigliamento femminile, come kekris.com, o altre realtà sia online, che fisiche, con la loro vasta gamma di marchi e stili, svolgono un ruolo chiave nell’offrire alle donne una pluralità di scelte.

Sono veri e propri centri di ispirazione, dove ogni corridoio è un viaggio attraverso le tendenze del momento e i classici intramontabili.

L’esperienza di acquisto diventa un atto di esplorazione e autoespressione, con i negozi che fungono da curatorie di storie di stile uniche.

Dunque, mentre celebrare le tappe salienti della moda femminile degli ultimi cento anni, dobbiamo riconoscere il contributo fondamentale di queste realtà commerciali.

Oltre a essere luoghi di vendita, sono veri e propri custodi della cultura e dell’innovazione, rendendo possibile la democratizzazione dello stile e offrendo a ogni donna l’opportunità di essere protagonista della propria narrazione di moda.

Queste realtà non solo vendono abiti, ma plasmano il modo in cui le donne si vedono e si presentano al mondo, rendendo ogni acquisto un capitolo significativo nella storia della moda femminile.


La Moda Femminile – Decennio per Decennio

  1. Gli Anni ’20 – L’Era del Jazz e degli Abiti Svasati: Gli anni ’20 sono stati un periodo di emancipazione e cambiamento sociale. Le donne abbandonarono i corsetti in favore di abiti svasati che consentivano maggiore libertà di movimento, riflettendo lo spirito ribelle e la gioia dell’epoca del jazz. Gli accessori come perline e piume divennero essenziali, creando uno stile distintivo.
  2. Gli Anni ’40 – La Moda durante la Seconda Guerra Mondiale: Durante la Seconda Guerra Mondiale, la moda femminile subì influenze pragmatiche. Gonne più corte e tessuti più leggeri riflettevano le sfide della guerra, ma ciò non impedì la nascita di stili iconici come il completo giacca e gonna, simbolo di eleganza e forza.
  3. Gli Anni ’60 – La Rivoluzione Moda e la Nascita della Mini Gonna: Gli anni ’60 furono un’epoca di sperimentazione e libertà. La mini gonna divenne simbolo della rivoluzione culturale in corso, mentre le stampe psichedeliche e gli abiti a-line definirono uno stile giovanile e audace.
  4. Gli Anni ’80 – Eccentricità e Sfumature Cromatiche: Gli anni ’80 portarono con sé uno stile audace e dinamico. Le spalle imbottite, i colori neon e gli accessori oversize divennero protagonisti di una moda che urlava individualità e autenticità. L’abbigliamento divenne un mezzo per esprimere audacemente la personalità.
  5. Gli Anni ’90 – Lo Stile Minimalista e Grunge: Gli anni ’90 videro il passaggio a uno stile più minimalista e informale. Il grunge divenne una forza dominante con jeans strappati e maglioni oversize. Allo stesso tempo, lo stile minimalista caratterizzato da linee pulite e tessuti neutri guadagnò popolarità.
  6. Gli Anni 2000 – Dal Minimalismo al Maximalismo: Il nuovo millennio vide una varietà di stili, dal minimalismo degli abiti slip dress e denim su denim agli eccessi del maximalismo con stampe audaci e dettagli ornamentali.
  7. Gli Anni 2010 – Ritorno al Vintage e Rivisitazione del Passato: Nel decennio appena trascorso, c’è stato un evidente ritorno al vintage con una rielaborazione degli stili degli anni precedenti. L’abbigliamento “retro” divenne di moda, riflettendo un desiderio di connessione con il passato.

Attraverso questo affascinante viaggio nella moda femminile dell’ultimo secolo, emergono chiaramente le dinamiche complesse tra stile e società.

Ogni decennio ha portato con sé una sua unica espressione di femminilità e cambiamento.

Guardando al futuro, ci aspettiamo ulteriori rivoluzioni nella moda femminile, dove il passato continua a ispirare il presente e a plasmare il nostro concetto di stile.

Che sia la riscoperta di elementi retrò o l’innovazione di nuove tendenze, la moda femminile rimane un racconto in continua evoluzione, in cui ogni donna può trovare il suo spazio per esprimere la propria bellezza e individualità.

Esplora con noi il viaggio senza fine della moda femminile, un capitolo che continua a scrivere la storia dello stile nel nuovo secolo.

Le scoperte tecnologiche dell’ultimo decennio

Una Rivoluzione Tecnologica delle Scoperte Che Hanno Definito l’Ultimo Decennio storico:

Negli ultimi dieci anni, l’accelerato progresso tecnologico ha plasmato in modo significativo il nostro modo di vivere, lavorare e interagire con il mondo che ci circonda.

Dal boom dell’intelligenza artificiale all’affermarsi dei veicoli elettrici, passando per le frontiere della medicina genetica, questo decennio è stato testimone di scoperte straordinarie che hanno ridefinito il panorama tecnologico globale.

In questo articolo, esploreremo alcune delle innovazioni più sorprendenti e rivoluzionarie degli ultimi dieci anni, evidenziando come queste scoperte abbiano plasmato il nostro presente e gettato le basi per il futuro della tecnologia.

Preparatevi a immergervi in un viaggio attraverso le conquiste che hanno trasformato il mondo in cui viviamo.

Ecco di seguito un elenco delle più recenti invenzioni tecnologiche:

  1. Intelligenza Artificiale e Apprendimento Automatico: Progressi significativi nell’intelligenza artificiale e nell’apprendimento automatico hanno portato a miglioramenti nei servizi online, assistenti virtuali, riconoscimento di immagini e molto altro.
  2. Veicoli Elettrici e Guida Autonoma: L’industria automobilistica ha visto una crescita significativa nei veicoli elettrici e nei progressi verso la guida autonoma.
  3. Crispr-Cas9 e Modifica Genetica: La tecnologia di modifica genetica Crispr-Cas9 ha aperto nuove possibilità nella correzione di mutazioni genetiche e nella manipolazione del genoma.
  4. Realizzazione di Quantum Supremacy: Progressi nell’informatica quantistica hanno portato a dimostrazioni di “quantum supremacy”, segnando un passo avanti nella risoluzione di problemi complessi.
  5. Internet delle cose (IoT): L’espansione della rete IoT ha portato a una crescente interconnessione di dispositivi e oggetti quotidiani, permettendo un maggiore controllo e monitoraggio attraverso la connettività online.
  6. Blockchain e Criptovalute: La tecnologia blockchain è diventata ampiamente riconosciuta grazie alle criptovalute come Bitcoin ed Ethereum, portando a nuovi modelli di transazione e registrazione.
  7. Sistemi di Energia Rinnovabile: Miglioramenti nelle tecnologie solari e eoliche hanno contribuito a una maggiore adozione delle energie rinnovabili.
  8. Realizzazione di Raggiungere una Velocità di Connessione 5G: L’implementazione della tecnologia 5G ha portato a connessioni internet più veloci e stabili.
  9. Realizzazione di Esplorazione Spaziale: Le missioni spaziali, sia robotiche che con equipaggio umano, hanno portato a nuove scoperte su Marte e altri corpi celesti.
  10. Medicina Personalizzata e Terapie Geniche: Progressi nella medicina hanno portato a una maggiore comprensione delle variazioni genetiche individuali e alla possibilità di trattamenti personalizzati.

Guardando al Futuro della tecnologia

In chiusura di questo viaggio attraverso le scoperte tecnologiche degli ultimi dieci anni, è evidente che il nostro mondo è stato trasformato in modi inimmaginabili.

Dall’intelligenza artificiale che ci assiste nella vita quotidiana alla rivoluzione nelle energie rinnovabili che plasmano il nostro rapporto con l’ambiente, ogni scoperta ha contribuito a creare un futuro sempre più interconnesso e avanzato.

Tuttavia, mentre riflettiamo sulle conquiste passate, è cruciale guardare al futuro con un senso di sfida e di possibilità.

Nuove sfide tecnologiche si profilano all’orizzonte, e con esse nuove opportunità per superarle e innovare ulteriormente.

Il prossimo decennio promette di essere altrettanto rivoluzionario, e saranno la curiosità umana e la determinazione a guidare il nostro cammino attraverso l’affascinante territorio della tecnologia.

Siamo solo all’inizio di una storia che continua a scriversi, con capitoli ancora più audaci che attendono di essere scritti.

Gli stili dello Snowboard

Lo snowboard è uno sport da neve di recente costituzione con stili differenti, nato sulla scia degli sport da tavola (board in lingua inglese) come surf e skateboard e “importato” in Italia non più di 15 anni fa. 

Si pratica su una tavola unica, generalmente costituita degli stessi materiali con cui sono fabbricati gli sci, sulle quali sono fissati in modo trasversale gli appositi attacchi a cui si fissano gli scarponi.

Esattamente come per il surf e lo skateboard da cui deriva, per molti (soprattutto negli USA) lo snowboard è inteso anche come stile di vita.

Questo si riflette anche nell’organizzazione a livello internazionale dello sport, che vede due organizzazioni contrapposte: la sezione snowboarding della FIS e la International Snowboard Federation (ISF). 

La seconda è più vecchia e raggruppa i “duri e puri”, che non intendono scendere a compromessi con quella che viene da loro percepita come la vecchia nomenclatura dello sci alpino.

Il CIO però riconosce solo la FIS, e solo atleti tesserati per federazioni riconosciute da questa possono partecipare alle Olimpiadi Invernali.

Proprio per questa ragione, molti professionisti rifiutano di partecipare ai Giochi per protesta contro le regole e la concezione dello snowboarding come disciplina olimpica.

Le tipologie di snowboard sono due: hard e soft

La prima, meno diffusa, si pratica con tavole piú strette, lunghe e rigide rispetto alla seconda, e con scarponi rigidi simili a quelli dello sci, ma con i tacchetti arrotondati per non toccare la neve con le estremità; le discipline praticate sono lo slalom parallelo e gigante, ed il boardercross, che può essere praticato anche con tavole soft.

Da questo tipo di snowboard sono derivati gli sci da carving.

La seconda tipologia di snowboard (soft) si pratica con tavole e attacchi piú morbidi, che permettono piú “giocabilità” e libertà di movimento: le tipologie di competizione rilevanti, in questo caso, sono il “freestyle“, diviso a sua volta in “halfpipe”, “big air” e “slopestyle”, e il “boardercross“. 

Il freestyle si pratica in apposite aree dei comprensori sciistici dette snowpark, composte di salti e ostacoli di varie tipologie e dimensioni.

Negli ultimi anni lo snowboard freestyle ha acquisito anche una dimensione piú urbana con l’ avvento degli street rails, mutuati dal mondo dello skateboard.Un discorso a parte va fatto per il “freeride“, la discesa in neve fresca, che si pratica con tutte e due le tipologie di tavola e a detta dei puristi rappresenta l’essenza dello snowboarding, in quanto mette piú a contatto con la natura e permette di raggiungere luoghi incontaminati lontano dalla folla dei “soliti” vacanzieri.

Essere bravi subacquei e la sensazione unica di essere immersi nel blu

Saper affrontare un’apnea impegnativa, nuotare per centinaia di metri, aiutare a salire su una barca un compagno in affanno, ma soprattutto saper riconoscere i propri limiti senza dubitare delle nostre forze o del nostro coraggio, sono qualità che debbono appartenere a qualsiasi subacqueo che voglia dare sicurezza al proprio compagno e al suo gruppo.

Ecco perché per praticare le immersioni anche semplicemente a livello amatoriale è tanto importante essere atleticamente in forma, praticando la giusta attività sportiva sia durante i periodi di immersione che nei mesi di inattività subacquea.

L’allenamento è valido a qualsiasi età, in quanto limita il degradamento della funzionalità dei vari apparati che viceversa l’inattività facilità. 

E’ comunque molto importante che l’allenamento sia costante; l’ottimo sono tre o quattro sedute alla settimana senza mai superare le quattro, al fine di concedere i tempi di recupero all’organismo.

Perché allenarsi fa bene a chi fa attività subacquea?

Il nostro organismo è costituito da due sistemi distinti per la distribuzione di sostanze nutritive e il recupero dei prodotti di scarto: il cuore, i suoi vasi, ed i polmoni.

Chi decide di fare anche un solo corso di sub impara quali sono le cause principali che scatenano la malattia da decompressione, e tutti i fenomeni correlati ad essa: il sangue come veicolo di trasporto dell’aria accumula l’eccesso di azoto nei vari tipi di tessuti che poi con la risalita in decompressione viene rilasciato lentamente. 

Ed è proprio con l’aumento della profondità – e quindi della pressione parziale dei gas – che aumenta il consumo di ossigeno da parte dei muscoli respiratori dovuto all’incremento della ventilazione.

Essere dei subacquei allenati, insomma, significa migliorare l’efficacia degli scambi gassosi, pertanto aver bisogno di minor ventilazione che un sedentario a parità di ossigeno consumato. 

Ciò dipende da una minore produzione di acido lattico durante la pinneggiata, all’adattamento allo sforzo fisico e all’autocontrollo, che limitano gli atti respiratori a quelli realmente necessari senza sprecare energie.

Infine, l’esercizio fisico rappresenta una valvola di sfogo in situazioni di stress legate alla vita frenetica di tutti i giorni. 

Ci si sente più positivi e attivi, un fenomeno legato ad un aspetto fisiologico ben preciso: infatti durante l’attività fisica prolungata aumenta la concentrazione ematica delle endorfine: ormoni ad azione euforizzante

Allenamenti per preparare la Mezza Maratona

La mezza maratona è una corsa su strada pianeggiante della lunghezza di 21097 metri (cioè “mezza” maratona, appunto) e quindi fa parte delle corse di fondo.

A differenza della distanza intera, la mezza non richiede un periodo di preparazione molto lungo a chi abbia già una certa dimestichezza con le corse di lunga durata, però se si vuole rendere in modo soddisfacente in gara non si può improvvisare ed è opportuno tenere presente l’importanza di alcune sedute di allenamento che elencherò di seguito.

Devo premettere che è importante considerare a che fascia di atleti sono indirizzati questi consigli.

Non è saggio né onesto consigliare con queste note atleti in grado di correre la mezza in tempi inferiori ad un’ora ed un quarto circa.

Tali atleti hanno un minimo di evoluzione per cui dar loro consigli senza prima essersi confrontati con la loro storia personale non è possibile.

Un discorso a parte forse è opportuno farlo anche per chi non è ancora in grado di correre la mezza in meno di due ore. Due ore vuol dire un’andatura di 10,5 chilometri all’ora.

Chi non è in grado di sostenere questa andatura, anche se non è più un principiante farebbe bene ad insistere con la corsa lunga senza mischiare troppo le carte in tavola e senza aggiungere troppe variabili ad una preparazione che quasi di sicuro ha bisogno di essere incrementata prevalentemente in volume più che in qualità

Fra due ore ed un’ora e 15’ possiamo distinguere almeno tre sottoclassi di atleti:

  • Coloro che corrono fra due ore ed un’ora e tre quarti.
  • Coloro che possono correre fra un’ora e tre quarti ed un’ora e mezza
  • Coloro che possono correre sotto 1 ora e 30’.

Non è che i consigli varino molto a seconda delle sottoclassi di appartenenza, ma una regola generale c’è: quasi sempre risultati di valore medio basso sono perseguibili semplicemente aumentando la percorrenza delle sedute di fondo lungo. Altre variabili (il “ritmo-gara” o anche i ritmi “più veloci di quello di gara”) entrano in campo quando si comincia a parlare di risultati di un certo valore.

Un atleta che abbia corso tre mezze maratone in momenti diversi dell’anno sempre in due ore non si può più definire un principiante, ma non è detto che quell’atleta possa ottenere benefici da allenamenti impostati su ritmi più veloci.

Un buon metodo per capire quando possono tornare utili sedute di allenamento su distanze brevi ripetute o comunque su frazioni della distanza di gara è vedere cosa si riesce a combinare su un test sui 10 km in allenamento.

Se nel test si riesce facilmente a correre ad un ritmo che è simile a quello di gara o addirittura più veloce sarà inutile andare a cercare nuovi ritmi con sedute frazionate.

Se, al contrario, nonostante una buona tenuta sull’intera distanza di 21 km non si riuscirà a correre in allenamento nemmeno per 10 km all’andatura di gara allora sarà il caso di escogitare sedute speciali per rendere più agevole il ritmo gara.

Consideriamo delle situazioni ipotetiche di buon equilibrio delle doti di resistenza e velocità per giungere all’obiettivo prefissato.

In tali condizioni è importante:

  • riuscire a correre circa 25 km in un allenamento quasi al massimo impegno ad un ritmo di circa 30” al km più lento di quello di gara. Per atleti vicini alle due ore la differenza fra ritmo gara e questi 25 km potrà arrivare ad essere anche di 40” al km, per atleti vicini ad un’ora ed un quarto questa differenza sarebbe meglio che non fosse di più di 25” circa per km.
  • Riuscire a correre (almeno tre settimane prima della gara) la stessa distanza di gara in un tempo di 4-6 minuti (per chi vale tempi migliori) oppure 8-12 minuti (per chi vale poco meno di due ore) superiore all’obiettivo di gara.
  • Riuscire a correre 14 km praticamente al ritmo gara.

Verificate queste tre condizioni (e quindi svolti questi tre importanti allenamenti che dovranno essere collocati in momenti buoni della settimana e poi ben recuperati), l’obiettivo stabilito sulla mezza maratona potrà ragionevolmente essere raggiunto.

Eventuali altri allenamenti importanti potranno essere svolti sulle frazioni di gara. Per esempio tre volte 7 chilometri ad un ritmo di 10-15” al km più lento di quello previsto in gara.

Oppure 4 volte 4 km al ritmo gara.

Le frazioni a ritmo più veloce di quello di gara, tipo 6×2000 a ritmo 10” x km più veloci del ritmo gara dovranno essere svolte molto distanti dalla gara stessa perché hanno funzione di costruzione del ritmo gara ma non di rifinitura.

E’ importante diradare le sedute di allenamento per fare in modo che possano essere ben recuperate. Concentrare troppo le stesse, oltre che controproducente per la forma sportiva, diventa pericoloso anche dal punto di vista degli infortuni da sovraccarico.

Al riguardo poi della collocazione delle sedute c’è da aggiungere che sarà opportuno tenere più distanti dalla gara le sedute su ritmi molto vicini a quello di gara.

In prossimità della gara (ultimi 20 giorni di preparazione) sarà meglio insistere su sedute di buon chilometraggio (anche se non esagerato) ma svolte sempre a ritmi almeno 20” al km più lenti del ritmo gara.

Eventuali richiami sul ritmo gara assolutamente non negli ultimi 3-4 giorni e comunque senza toccare elevate intensità.

Detto così sembrerebbe tutto abbastanza facile.

A complicare il quadro saranno poi le centomila diverse situazioni personali.

Ed è per quello che questi sono solo umili consigli e le tabelle di allenamento siamo costretti a lasciarle solo a chi vuole prendere in giro i podisti. Buona corsa